aus: Terre Carricine

I Carricini

La Storia

Altino

L’area geografica degli Appennini Centrali era abitata, in tempi protostorici, da popoli italici riconducibili a gruppi osco-umbri di ceppo indoeuropeo; essi costituivano entità etniche e culturali ben definite. I Carricini erano una delle “tribù storiche” dell’antico Sannio ed occupavano la zona più settentrionale delle etnie legate al nomen Sanniti. Il territorio dei Carricini, rispetto a quello delle altre tribù sannitiche aveva dimensioni molto più piccole; i confini erano delineati dalla conformazione idrogeologica della zona, infatti, essi erano determinati a nord dalla “linea” Maiella-colline guardiesi e frentane, ad ovest dal massiccio della Maiella, ad est dalla media valle del fiume Sangro, a sud dal Monte Secine e dai Monti Pizzi e a sudovest dalla valle del Torrente Parello.
L’etnonimo Carricini (che compare con alcune varianti nelle fonti greche e latine antecedenti al I sec. a.C.) è attestato in due documenti epigrafici: in una iscrizione onoraria rinvenuta ad Isernia databile alla fine del II secolo d.C. e in una lastra bronzea rinvenuta nei pressi di San Salvo (Vasto) contenente il testo di un decreto romano datato al 384 d.C..
Il territorio carricino viene solcato nella sua zona mediana dalla valle del fiume Aventino che divide la regione in due comprensori; questi ultimi gravitavano intorno ai due principali centri carricini: Cluviae* e Iuvanum* che divennero municipia romani retti da quattuorviri nel I secolo a.C. Questa ripartizione naturale si evince da alcune citazioni storiche nelle quali la tribù carricina veniva distinta in Supernates Cluvienses e Infernates Iuvanenses; queste accezioni rappresentavano la posizione geografica nella quale i due municipi romani venivano descritti nella cartografia antica (IV Regio). Infatti Cluviae era descritta al di sopra di Iuvanum rispetto al mare Superum, cioè l’Adriatico, in direzione nord-nordest.
Cluviae esisteva come centro carricino fortificato già alla fine del IV secolo a.C. e il passaggio alla urbanizzazione tipica delle città romane avvenne intorno al I secolo a.C.; diverso sembra essere il caso di Iuvanum. Il colle di Santa Maria di Palazzo, situato nel pianoro iuvanense e nei cui pressi vi è una ricca sorgente di acqua, tra il IV e il III secolo a.C. fu circondato con un temenos (terreno riservato al culto di un dio o alla costruzione di un edificio sacro) in opera poligonale al cui interno, durante il II secolo a.C., fu realizzato un santuario con due templi di tipo italico e un teatro. Inoltre, il sito di Iuvanum occupava una posizione centrale nella rete di percorsi tratturali che attraversavano il bacino del Sangro, sistemi tratturali che di già esistevano in epoca protostorica. Il santuario italico è da collegare nella sua prima fase di vita non ad un centro abitato ma alla ricca sorgente di acqua e ai tratturi. In origine, probabilmente, il luogo fu un importante punto di controllo e osservazione (statio) per la transumanza e fu sede di scambi commerciali tra le diverse tribù italiche.
L’economia dei Carricini era incentrata principalmente sull’allevamento del bestiame (ovini,suini e bovini) e sulla pastorizia; i popoli italici furono i primi ad organizzare in modo sistemico la transumanza orizzontale, forse anche su lunghe distanze, sfruttando d’estate i pascoli montani abruzzesi e spostando i loro armenti, nelle stagioni fredde, nei territori più a meridione e lungo la fascia costiera. L’agricoltura era praticata, invece, in radure che si aprivano tra le foreste e lungo alcune piane alluvionali, dove le condizioni geomorfologiche, climatiche e vegetazionali consentivano, con le pratiche agronomiche del tempo, lo svolgimento di tale attività. Infine, l’artigianato era incentrato nella forgiatura e nella creazione di suppellettili.
Le popolazioni italiche non conoscevano, perlomeno nel periodo preromano, il concetto di “città”. I Carricini erano organizzati in villaggi (pagus) sparsi sul territorio tra le valli dei fiumi Sangro e Aventino e si
riconoscevano in un comune senso di appartenenza ad uno stesso insieme tribale (touta, in osco). La tribù era governata da un “capo” (meddix tuvtikus, in osco, assimilabile al latino “magistrato”) che amministrava la legge, era capo militare e svolgeva un ruolo importante nella religione. Nel territorio dei Carricini si rinvengono diversi insediamenti fortificati d’altura (ocres in osco), anche a quote altimetriche rilevanti. Le mura alte diversi metri venivano costruite con enormi blocchi di roccia (megaliti) sfruttando e integrando, spesso, le stesse mura con le difese naturali già presenti come le rupi e le pareti rocciose affioranti. Queste mura (alcune volte cinte) megalitiche assumevano sia un ruolo militare che civile perché fungevano da “guardia” al territorio e da riparo per le genti e per i loro armenti in caso di attacco da parte di tribù nemiche. I Carricini, insieme alle altre tribù italiche, combatterono nelle “guerre sannitiche” (IV-III secolo a.C.) contro l’espansione di Roma e, durante la sua dominazione militare, vi furono diverse rivolte. La completa “romanizzazione” dei Carricini, e in generale dei popoli italici, avvenne solo dopo diversi decenni.

I siti archeologici di Cluviae e Iuvanum si trovano nella Terra dei Carricini, rispettivamente in località Piano La Roma (Casoli) e in località Fonticelle-Verlinghiera (Montenerodomo).
Il sito archeologico di Cluviae è, purtroppo, molto ridotto. La Cluviae carricina, di
cui sinora non sono riemerse tracce nel sito suddetto, poteva occupare la posizione dominante dell’abitato odierno di Casoli e le pendici della sua collina (Cluviae, probabilmente dal latino clivus, ossia declivio, salita, erta, altura, colle). L’area in cui sorse il municipio romano è stata, nel corso dei secoli successivi un territorio a forte vocazione agricola e, in seguito, urbanizzata; questo ha portato alla quasi totale scomparsa delle costruzioni e dei manufatti edili. Alcuni resti di pavimenti a mosaico, basamenti di alcuni ruderi, alcuni tratti di mura ad “opera reticolata”, alcune lapidi, parti di statue marmoree sono tra le poche testimonianze che restano di quello che era un importante sito italico, poi romano.Il sito archeologico di Iuvanum è, invece, ben “visibile”; infatti in esso è riconoscibile l’insediamento italico che, dopo la conquista da parte di Roma e l’elezione a Municipio, assunse l’aspetto di una città caratterizzata dai canoni dell’urbanistica romana: Basilica, Foro, Templi,Teatro, Terme etc. Nei pressi del sito sorge un importante Museo Archeologico dove vengono conservati i reperti raccolti durante le campagne di scavi. Inoltre, nel Museo è conservata uno dei reperti archeologici più importanti della civiltà italica rinvenuto nel 1969 nei pressi di Torricella Peligna: l’armatura di un guerriero italico composta da un pugnale di ferro, un bracciale a spirale, una punta di lancia, un disco di bronzo con corazza, una placca umerale e cinque anelli di ferro.