from: Ottavio Di Renzo De Laurentis

Pennadomo e la nuova “street art” di Via Mazzini

Pennadomo

Pennadomo

Già installate due opere contemporanee di Angelo Di Renzo che si integrano con il paesaggio di un borgo dalla configurazione medievale

 

di Ottavio Di Renzo De Laurentis

 

Salendo dalla Sangritana verso la Maiella, Pennadomo si presenta sinistramente arroccato nell’alto che sembra una minacciosa fortezza naturale”: così lo studioso Ettore Paratore descrive il paese nella sua guida d’Abruzzo. La “minacciosa fortezza naturale” non è altro che il grandioso Parco delle Lisce, l’unico patrimonio di Pennadomo, una meraviglia che la Natura ha creato e plasmato nel corso dei millenni. Le frastagliate falesie che si stagliano dritte in cielo sono il suo tratto distintivo e nel loro insieme costituiscono il fascino di un ambiente incontaminato simbolo della bellezza di Pennadomo tutto edificata sulle rocce e protetto dalla maestosa pietra liscia di Santa Maria, che nel corso dei secoli ha figliato il borgo che si estende ai suoi piedi come un ancestrale presepio senza tempo.

 

In  questo scenario paesaggistico rurale e dell’antica civiltà contadina, Pennadomo si sta aprendo ad una nuova stagione dove l’arte “povera” contemporanea si sposa armoniosamente con le antiche abitazioni e i silenzi delle sue strade e delle sue piazze. Il primo impatto con la modernità dell’antico borgo, si ha proprio al termine della salita che dalla Valle del Sangro si immette sulle sue prime case che si affacciano su Via Mazzini per poi proseguire fino al largo dell’antica fontana ottocentesca da dove si accede al centro storico. A dare il benvenuto, non solo ai turisti, si innalza nell’ultima curva della Pinciara una grossa matita pentagonale policroma, un Matitone, simile ad un menhir.

 

L’intenzione dell’autore dell’installazione, Angelo Di Renzo nativo di Pennadomo, chef di professione e artista per passione, è quella di invitare il pubblico ad “esprimere un desiderio”, come scritto su una laterale panchina tricolore, sulla propria esperienza dei giorni o delle ore vissuti a Pennadomo invitandolo a scrivere su un foglio di carta, cosa è piaciuto di più, cosa dovrebbe essere migliorato, quali le criticità sociali, ricettive e culturali riscontrate ed altro, che saranno prese nella giusta considerazione dall’amministrazione comunale. Quel Matitone assume, dunque, un valore antropologico affinché chiunque possa considerarsi cittadino onorario di un paese che dopo decenni di solitudine, non solo fisica, si apre, tout court, sul palcoscenico della modernità.

 

Con questa prima e dirompente installazione contemporanea rispetto al passato, la Via Mazzini è destinata ad diventare la street art” di Pennadomo. Infatti, non solo il Matitone, ma la creatività artistica di Angelo Di Renzo, ha realizzato pure una magnifica scultura in ferro collocata su un punto panoramico vicino al centro storico. Raffigura un elegante insieme di tre donne stilisticamente concatenate quasi fossero una sola entità, i cui volti sono rivolti nei diversi punti cardinali sovrastando il ristretto orizzonte e sulle cui teste si innalza una tipica conca d’Abruzzo in rame ricolma d’acqua.

 

La scultura femminile tridimensionale non è fine a se stessa, ma simboleggia la “resistenza umanitaria” delle donne di Pennadomo, le quali durante gli anni di guerra dell’inverno 1943-1944, accolsero nelle proprie case e “spezzando con loro il pane”, incuranti delle minacce e ritorsioni nemiche, molti cittadini dei paesi confinanti, in particolare da Montenerodomo, che fuggivano dalle violenze e dal terrore degli occupanti tedeschi. L’aiuto umanitario, nelle spirito evangelico del “dare da mangiare agli affamati e bere agli assetati”, è simboleggiato dalla conca d’acqua e dalla fierezza caritatevole dei coinvolgenti e classicheggianti volti che Angelo Di Renzo ha donato a questa moderna installazione scultorea ma dal fascino senza tempo.

 

Il prossimo anno, nel 2025, in Via Mazzini si esporrà un’altra moderna installazione dedicata alla memoria imperitura dei caduti di Pennadomo durante la seconda guerra mondiale (1939 – 1945) in occasione dell’ottantesimo anniversario della sua fine e della liberazione dal nazifascismo, confermando la sua nuova a vocazione a “street art”.

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