di: Terre Carricine

Pennadomo

Il Parco delle Lisce e della Gran Giara

Pennadomo

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Il silenzio, le strade assolate, le rocce che si erigono a sentinelle protettive dell’incanto della natura, costituiscono l’essenza di Pennadomo, un paese della Val di Sangro di antica discendenza sannitica. Ancora oggi il bello di Pennadomo è la sua configurazione abitativa medievale, tutta edificata sulle rocce e protetto da una maestosa pietra liscia, quella di Santa Maria, che nel corso dei secoli ha figliato il paese che si estende ai suoi piedi come un presepio senza tempo. 

Pennadomo, il cui nome significa la “Penna” nel territorio “Domo”, nel suo piccolo rappresenta una storia dei borghi della bellezza d’Abruzzo grazie al suo patrimonio naturale rimasto intatto nei secoli e su cui svettano le vertiginose “Placche dell’oasi”, una meta irrinunciabile, non solo per i climbers, insieme alle lisce della Morretta, del Mulino e di Trallisce. Nel loro insieme costituiscono una sorprendete scoperta per immergersi in quel lontanissimo ieri dei mille anni di storia di Pennadomo, a questa meraviglia di oggi che si manifesta da Piazza dell’Unione a Via San Nicola, da Via Peligna a Via Caldora, dalle antiche chiese di San Nicola di Bari, di San Lorenzo e di Sant’Antonio e dai palazzi nobiliari De Ritis, Troilo e del Barone, fino alla croce che si erge in cima alla panoramica pietra di Santa Maria.

Piccolo borgo, ma Pennadomo è dentro la storia fin dal 1141 come ricordano documenti dell’archivio diocesano di Chieti e poi il “Justitieratus Aprutii” del 1233 dell’imperatore Federico II di Svevia e il “Rationes decimarum Aprutium Molisium” del 1308. Per lo storico tedesco Theodor Mommsen, la storia di Pennadomo, è sicuramente anteriore all’anno Mille in quanto, come scrive nel “Corpus inscriptionum latinarum”, era parte integrante del municipio romano di Juvanum di età imperiale.

E’ proprio per questo incanto tra passato e presente che Pennadomo è una meta preferita per l’unicità del suo grandioso “Parco delle Lisce” e della Cascata della Gran Giara formata dal torrente San Leo in mezzo ad una profonda gola con uno scenario spettacolare incorniciato da quadri di roccia multistrato dalle policrome suggestive geometrie. Nelle pietre lisce, che sembrano pareti di rocce compatte mentre sono dei giganteschi lastroni di pietra appoggiati tra di loro o piantati in mezzo alla campagna come dei menhir, è, infatti, scritta la preistoria di Pennadomo con il suo patrimonio ambientale che ammalia anche chi vi arriva per la prima volta perché sembra familiare, quasi un luogo natio.

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