di: Ottavio Di Renzo De Laurentis

Montenerodomo | La storia di un paesaggio, un museo a cielo aperto

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Montenerodomo: la storia di un paesaggio, un museo a cielo aperto

Tra i paesi più alti dell’Appenino abruzzese Montenerodomo è parte integrante del Parco Nazionale della Maiella elevato nel 2021 a Geoparco mondiale dell’Unesco. La natura e la storia sono state molto generose con Montenerodomo fin dalle lontane epoche dei Carricini e dei Romani. Le mura megalitiche sannitiche, le vestigia archeologiche romane e l’incanto del paesaggio di fronte alla Maiella costituiscono il trait d’union tra natura e cultura del suo patrimonio. Se poi si aggiungono le testimonianze di varie epoche storiche fino al Medioevo raccolte a Juvanum nel suo museo e dove si ammirano, nella loro romantica solitudine il foro, l’acropoli, il teatro, le terme, i templi e anche le vestigia dell’abbazia cistercense di S. Maria in Palazzo, Montenerodomo assurge ad una galleria della “Land Art” incorniciata dagli splendidi paesaggi di fronte alla Maiella nell’incanto con cui la contempliamo in ogni stagione dell’anno.

Nel moderno centro del paese, dopo i bombardamenti e le distruzioni della seconda guerra mondiale oggi restano solo alcuni ruderi, al fianco della chiesa parrocchiale di San Martino e Santa Giusta, delle residenze nobiliari delle famiglie più illustri di Benedetto Croce (1866 – 1952) e di Giuseppe De Thomasis (1767 - 1830) che sono state per vari secoli, a partire dalla metà del 1400, quelle più benestanti e che maggiormente si adoperarono per il bene del paese, per il raggiungimento della giustizia sociale in Abruzzo e per la storia e la cultura nazionale.

E proprio al Croce è dedicata la Piazza principale nel cuore di Montenerodomo nella sua parte più alta e dove coesistono i principali edifici della vita civile, sociale e religiosa: il Comune, il Monumento ai Caduti e la Chiesa parrocchiale. Più in basso si erge la chiesetta di San Vito della metà 1700 un tempo adibita a sepolcreto della famiglia Croce e nei pressi della pineta si ammirano delle imponenti mura megalitiche tra le testimonianze più spettacolari della perizia tecnica dei Sanniti.

Le antichità archeologiche dopo più di duemila anni dialogano con l’odierna opulenza del verde montenerese con i suoi campi coltivati, pascoli, tratturi, i dolci pendii e sorgenti d’acqua che insieme raccontano storie di guerrieri, di nobili feudatari, di letterati, di filosofi, di pastori e contadini di discendenza sannitica.

 

[Crediti | Testi: Ottavio Di Renzo De Laurentis | Voce e musica: Red Sprecacenere, Studio Qreate | Foto: Laura Di Biase]